La prima rivoluzione inglese

L'Inghilterra, nel corso dell'età elisabettiana (1558-1603) si era aperta al commercio internazionale. Nelle campagne si praticavano allevamento e agricoltura su larga scala e i due terzi delle esportazioni erano costituite dai pannilana. dei tessuti semilavorati che necessitavano ancora di alcune operazioni prima di poter essere utilizzati per creare un abito.
Dopo la sconfitta inflitta all'Invincibile armata del re di Spagna Filippo II nel 1587, il prestigio dell'Inghilterra era balzato alle stelle.

Nel 1603 si estinse con Elisabetta I la dinastia dei Tudor perché la regina non aveva avuto figli.

La corona inglese passò quindi al discendente più prossimo: Giacomo VI, re di Scozia e figlio di Maria Stuart, condannata a morte nel 1587. Divenuto Giacomo I d'Inghilterra, il nuovo sovrano unificò per la prima volta le corone d'Inghilterra e di Scozia. Bisogna notare che nella seconda metà del '500 i re inglesi avevano iniziato un'intensa penetrazione nella cattolica Irlanda a partire dall'Ulster, situata nella parte settentrionale dell'isola. 
Erede di una sovrana cattolica e proveniente da un regno presbiteriano (forma di Calvinismo), il nuovo re suscitò molte speranze nei cattolici e nei calvinisti, ma le deluse tutte schierandosi con la chiesa vescovile degli anglicani. Il colpo di grazia alla causa cattolica venne dalla "congiura delle polveri". All'apertura del Parlamento, nel 1605, furono scoperti numerosi barili di polvere nei sotterranei del palazzo di Westminster. Gli autori del complotto furono scoperti e uccisi e l'intero paese provò orrore per un progetto criminoso così efferato.
La Chiesa Anglicana era retta da una struttura verticale assai rigida: il re nominava i vescovi e questi controllavano i parroci, mentre tutti i fedeli erano tenuti ad usare il "Libro delle Preghiere anglicane". Ma esistevano moltissimi gruppi di dissidenti: i calvinisti di rigida osservanza, chiamati puritani e numerose altre sette. Ciò che accomuna questi oppositori religiosi era il rifiuto delle autorità vescovili e del Libro di preghiere e la richiesta della libertà di coscienza e dell'affermazione del diritto dei fedeli di eleggere i propri parroci. Questa posizione religiosa si apriva alle idee politiche di sovranità popolare e di diritto alla ribellione verso un re tirannico.

Nel 1628 Carlo I, figlio di Giacomo I, per sostenere le spese necessarie all'appoggio militare della città ugonotta di La Rochelle che era assediata dalle truppe del re Luigi XIII di Francia, convocò il Parlamento. Il Parlamento era il corpo politico stesso del paese, cosciente del suo diritto e della forza che il paese gli attribuiva. I parlamentari quindi, prima di concedere sussidi al re, gli chiesero conto di tutte le illegalità commesse, chiedendogli di firmare la cosiddetta Petizione dei Diritti (Petition of rights) con la quale si decretava che ogni imposizione fiscale dovesse essere approvata dal Parlamento stesso e il divieto di imprigionare un uomo libero senza un regolare processo.
Accettata dal monarca, la Petiotion of rights divenne un principio di diritto che contrastava radicalmente le tendenze assolutiste della Corona. Carlo I sciolse in seguito il Parlamento e non ne convocò altri per 11 anni, facendo fronte ai bisogni finanziari con espedienti contrari alla tradizione del Paese. Egli ricorse all'indebitamento, a pedaggi e a tassazioni arbitrarie come la "Ship money" un balzello che si riscuoteva in tempo di guerra per le spese della marina e che Carlo fece riscuotere anche in tempo di pace estendendolo, per di più, alle città dell'entroterra. Giacomo I e Carlo I avevano ricorso ampiamente alla vendita di titoli nobiliari e da questo conseguì un grave discredito della monarchia e della società ordinata per ceti, dato che i titoli di Lord erano offerti a persone i cui antenati erano di umili origini. Carlo I, inoltre, aveva compiuto numerosi abusi cedendo ai suoi favoriti i beni dei condannati per fellonia, assassinio o anche suicidio (era considerato un reato!). Carlo fece ampio ricorso alla Camera Stellata, che era stata riattivata da suo padre Giacomo I, una corte suprema creata da Enrico VII verso il cui arbitrio il suddito si trovava senza alcuna difesa. La Camera era utilizzata come una specie di sostituto del Parlamento e come una corte di giustizia atta a soffocare sul nascere qualsiasi opposizione alla politica del re. Non solo la pena di morte, ma perfino il marchio a fuoco sul viso, il taglio del naso e delle orecchie e la gogna erano pene che venivano inflitte regolarmente. Nella sua battaglia per il potere assoluto in Inghilterra Carlo ebbe un tenace alleato: William Laud, arcivescovo di Canterbury. Laud rispondeva al fanatismo con il fanatismo e la sua arma più temibile era l’High Commission, una specie di Camera Stellata ecclesiastica. Essa sospendeva o destituiva i preti disobbedienti e puniva con mutilazioni o con la pena di morte i laici che non applicavano rigidamente il rituale della Chiesa anglicana. (C. Grindberg, Storia Universale)

Scoppia la Guerra Civile
La situazione cominciò a precipitare quando la Scozia si ribellò alla politica religiosa e fiscale del sovrano. Carlo, su suggerimento di Laud, aveva cercato di imporre i vescovi anche alla Chiesa calvinista-presbiteriana di Scozia e aveva aumentato le tasse. Gli scozzesi però avevano sconfitto
le truppe regie e iniziato una penetrazione nel territorio inglese. Questo spinse il re a convocare un parlamento nell'aprile del 1640 al fine di ottenere dei finanziamenti. Il Parlamento durò pochissimo (Short parliament) poiché in maggio fu sciolto a causa delle dure critiche pronunciate contro la politica ecclesiastica del re. La situazione in Scozia però peggiorava e Carlo dovette riconvocare il Parlamento (Long parliament, 1640-1653). Il nuovo parlamento condusse una dura lotta col re; emanò una serie di leggi contro l'assolutismo e fece condannare a morte alcuni collaboratori del re (tra cui l'arcivescovo Laud e il conte di Strafford, ex plenipotenziario in Scozia.
Nel novembre del 1641 i cattolici irlandesi, profittando della confusione, iniziarono una violenta rivolta. Carlo intendeva creare un esercito per sedare la ribellione ma il Parlamento, temendo di essere sciolto dai militari, non concesse al re il comando delle forze armate. Alcuni mesi dopo furono scoperte alcune lettere della regina, la cattolica Enrichetta Maria di Borbone, nelle quali si profilava il progetto di alleanze coi paesi cattolici. Quando il Parlamento decise di mettere in stato d'accusa la regina, il re cercò di far arrestare i parlamentari che gli erano più ostili ma questi, avvertiti in tempo, riuscirono a salvarsi anche con l'appoggio della popolazione di Londra, sempre più insofferente all'atteggiamento di Carlo. Scoppiò così una guerra civile tra monarchici e parlamentari (soprannominati "teste rotonde" dai loro avversari perché portavano capelli piuttosto corti paragonati a quelli delle truppe del re). Londra e il sud erano controllati dalle teste rotonde, Nottingham ed il centro in mano al re. All'inizio l'esercito di Carlo I, composto da una cavalleria ben addestrata, stava avendo la meglio. Quando la vittoria sembrava prossima giunse l'imprevista reazione di un gentiluomo puritano di campagna, Oliver Cromwell,  che aveva creato Il New Model Army, un'armata di puritani disciplinati, ben organizzati e disposti a tutto per combattere contro la corruzione e l'idolatria che identificavano col re. Cromwell apparteneva dunque alla piccola nobiltà terriera, era di robusta costituzione e molto energico. Si era rivelato presto puritano ardente, studiando con entusiasmo la Bibbia, tanto che intercalava volentieri nei suoi discorsi citazioni tolte dall’Antico Testamento (C. Grindberg, Storia Universale).
Nella battaglia di Marston Moor (1644) il re uscì perdente e Cromwell ottenne il titolo di comandante della cavalleria e di organizzatore dell'intero esercito parlamentare. Il re, disperato, tentò di negoziare con gli scozzesi, i quali lo arrestarono e lo vendettero ai parlamentari (1647). Dopo un periodo di confinamento nel palazzo di Hampton Court, in cui si svolsero inutili negoziati col Parlamento, Il re riuscì a fuggire e la guerra continuò ancora per un anno. Alla fine furono i parlamentari a prevalere (battaglia di Preston, 1648). Oliver Cromwell, convinto di essere un “eletto del Signore”, espulse dal parlamento i seguaci del re. Il re fu nuovamente imprigionato e processato per alto tradimento, e Cromwell fu subito messo sotto pressione dai suoi seguaci perché "Il sanguinario Carlo Stuart" fosse giustiziato. Così il Parlamento condannò a morte il sovrano (30 gennaio 1649) e fu proclamata la Repubblica Inglese o Commonwealth, di cui Cromwell assunse la guida con il titolo di Lord Protettore del Regno.
La soluzione della crisi politica ed istituzionale avrebbe potuto assumere connotati diversi, perché all'interno del Parlamento esistevano anche posizioni moderate, favorevoli ad un compromesso con la monarchia. Nell'esercito vittorioso, al contrario, avevano preso piede le idee favorevoli ad una piena sovranità popolare, alla libertà religiosa, al suffragio universale maschile; i radicali propugnatori di queste idee, guidati da John Lilburne, vennero definiti Levellers. La vittoria del Parlamento era stata decisa dal determinante intervento dei ceti medi (artigiani, piccoli proprietari terrieri), quindi, sostenevano i livellatori, il nuovo regime doveva aprirsi alla democrazia e alla tolleranza religiosa.
Questi temi vennero discussi dai militari dell’esercito di Cromwell nei dibattiti di Putney (borgo vicino a Londra), dal 28 ottobre al 1° novembre 1647. Secondo Cromwell e i suoi seguaci la concessione del voto a tutti avrebbe messo a rischio il diritto di proprietà, poiché i poveri avrebbero usato il voto per privare i possidenti delle terre. Il dibattito politico era si radicalizzò ulteriormente e in quegli anni emersero anche le prime teorie socialiste (sostenute dai cosidetti “Diggers”) che miravano all’uguaglianza economica.

Dalla Repubblica al Protettorato
Nel 1651 fu varato «L'Atto di Navigazione» che riservava esclusivamente alle navi inglesi il commercio diretto ai possessi britannici; era un provvedimento mercantilista che colpiva soprattutto gli olandesi. La guerra fra le due potenze mercantili fu inevitabile e si concluse con la sconfitta degli olandesi (1654).
Cromwell, dopo aver dato prova delle proprie capacità militari rivelò anche eccellenti qualità politiche: il Parlamento continuò ad esistere ma senza gli esponenti più radicali che furono espulsi. Il potere esecutivo venne affidato a un Consiglio di Stato composto da laici e militari. Il vero nucleo del potere era, tuttavia, detenuto dall'esercito. A causa di una serie di ulteriori epurazioni, il Parlamento si era ridotto a un decimo dei suoi cinquecento deputati iniziali. Dopo un duro confronto nel 1653 Cromwell sciolse il Parlamento e assunse il titolo di Lord Protettore. Iniziò così una vera e propria dittatura militare; il territorio venne diviso e sottoposto a fidati governatori militari.
Negli anni della dittatura venne repressa duramente la rivolta irlandese. Alla morte di Cromwell, nel 1658, l'Inghilterra si trovò nella più grande incertezza politica. Il figlio di Cromwell, Richard, divenne capo dello stato, ma gli mancò l’appoggio dell’esercito e dovette così ritirarsi nel maggio 1659. Di fronte al timore di una ripresa del movimento livellatore, l'esercito restaurò la monarchia e richiamò Carlo II, figlio del re condannato a morte 11 anni prima. Il ritorno del re (25 maggio 1560) comportò la restaurazione della Chiesa Anglicana, ma non toccò i poteri del Parlamento.
Per certi aspetti la Rivoluzione inglese fu il grande laboratorio della modernità, che vide la comparsa di tutti i principali orientamenti ideali e sociali, che avrebbero caratterizzato la scena politica europea nei tre secoli seguenti, fino ai nostri giorni (I Giorni e le idee, Feltri, Bertazzoni, Neri)

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