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Il significato del mito (o allegoria) della caverna

Spiegazione delle allegorie    La caverna è in primis il mondo sensibile, l’impermanente mondo terreno contrapposto a quello eterno delle idee. Le sue pareti, come un impermeabile velo, impediscono la vista del mondo esterno. La caverna rappresenta l’opinione, la doxa (dal verbo dokeo , che in greco significa sembrare). Infatti delle cose mutevoli non si può avere scienza. Possiamo anche intendere la caverna come il simbolo della chiusura mentale, delle ideologie preconfezionate (le ombre proiettate dagli uomini che governano la caverna), del conformismo egoista, della prigionia dell’anima. Il prigioniero non vede solo le ombre delle cose artificiali, ma percepisce anche se stesso come ombra. Ha un’idea fallace di sé, frutto di una proiezione ordita da altri che egli non sa scorgere. La caverna è anche la visione materialistica di un mondo dove tutto è fugace e illusorio, un mondo cupo e incolore in cui manca un cielo a cui tendere. Nella caverna gli uo...

La Fenomenologia dello spirito di Hegel

La Fenomenologia dello spirito è un'opera pubblicata dal filosofo F. W. Hegel nel 1807. Il termine "fenomenologia" indica la descrizione o la "scienza" di ciò che appare. Poiché nel sistema hegeliano l'intera realtà è spirito, la fenomenologia consisterà nell'apparire dello spirito a sé stesso, cioè nel pervenire dello spirito alla consapevolezza di essere tutta la realtà, cioè l'"Assoluto" quale identità di finito e infinito, reale e razionale. In sostanza la filosofia di Hegel è l'ultimo grandioso tentativo di divinizzare il mondo compiuto da un filosofo. Nella prefazione Hegel critica sia Fichte che Schelling. Fichte ha il merito di aver superato la prospettiva di rinuncia alla conoscenza dell'infinito del kantismo, ma Hegel lo accusa di aver individuato una “cattiva infinità”. L’infinito di Fichte è come un orizzonte che non si può mai raggiunfe. La storia umana avanza verso l’assoluto, verso l’Io puro, ma non li raggiunge mai....

Teilhard de Chardin e Dietrich Bonhoeffer

Teilhard de Chardin Gesuita francese nato nel 1881 e morto a New York il 10 Aprile 1955. L’ordine dei Gesuiti si contrassegna per un particolare voto di obbedienza al Papa, ma de Chardin si distinse in questo; teorizzò una teologia rivoluzionaria completamente differente nel pensiero e nella modalità di configurare il mondo, per nulla obbediente rispetto alla dottrina consolidata.

Parmenide di Elea

Il viaggio simbolico verso la verità. Un ampio frammento contiene il proemio del poema in cui il filosofo racconta del viaggio che ha compiuto, sotto la guida delle Eliadi (le figlie del sole), verso la porta dalla quale si separano la via della luce, del giorno - da cui si accede al dominio della verità - e la via delle tenebre, della notte, dell'errore (vedremo poi che esiste anche una problematica terza via). Si tratta di un viaggio iniziatico, che ha come meta l'acquisizione di un sapere profondo, non accessibile a tutti.

Giordano Bruno: L’infinità dell’Universo dedotta dall’infinita potenza divina

Nei dialoghi del De l’infinito universo e mondi (1584) si trova l'esposi­zione più completa e sistematica della cosmologia e della fisica bruniana, i cui tratti essenziali erano stati già anticipati nella Cena delle ceneri, di pochi mesi precedente.

LA DISPUTA SUGLI UNIVERSALI

Uno dei problemi gnoseologici e metafisici più rilevanti con cui i pensatori medioevali hanno dovuto misurarsi è stato quello “degli universali” . In cosa consiste tale questione? Quando noi formuliamo proposizioni del tipo “ogni corpo è esteso” , oppure “ogni uomo è razionale” , utilizziamo dei termini, in questo caso “corpo” e “uomo”, non riferendoci ad alcun specifico corpo o uomo; quindi in simili proposizioni noi facciamo riferimento ad un “quid” che risulta essere predicabile di tutti i corpi e di tutti gli uomini. Gli “universali” sono proprio questi oggetti di pensiero che possono essere applicabili a più individui , o, come dicevano gli scolastici, “id quod aptum est praedicari de pluribus” . 

Alcuni sogni analizzati da Freud - Il caso del piccolo Hans

Mi trovo di nuovo dinanzi alla stazione, ma con un signore piuttosto anziano; invento un piano per rimanere sconosciuto, ma vedo questo piano già eseguito. Come se pensare e vivere fossero una cosa sola.

Deduzione dei concetti puri dell’intelletto, di Emanuele Severino

a)       La comprensione di questo punto può essere aiutata da una metafora. Sulla superficie di un lago galleggiano dei fiori con le radici attaccate sul fondo ― delle ninfee. Il fondo del lago è invi­sibile dalla superficie. Si vedono solo le figure formate dalla disposizione dei fiori sulla superficie del lago. Tuttavia i fiori, in qualche modo, provengono dal fondo del lago. Sono allora possibili tre diversi modi di interpretare il rapporto tra la disposizione dei fiori alla superficie e il modo in cui essi sono attaccati al fondo del lago.

Jorge Luis Borges e l'Eterno Ritorno

LA DOTTRINA DEI CICLI Questa dottrina (che il suo più recente inventore chia­ma dell'Eterno Ritorno) si può formulare così: «Il numero di tutti gli atomi che compongono il mondo è, benché smisurato, finito; e perciò capace sol­tanto di un numero finito (sebbene anch'esso smisu­rato) di permutazioni. In un tempo infinito, il numero delle permutazioni possibili non può non essere rag­giunto, e l'universo deve per forza ripetersi.

Nietzsche e il dionisiaco

Nell'arte dionisiaca e nel suo simbolismo tragico la stessa natura ci parla con la sua voce vera e aperta: "Siate come sono io! Nell'incessante mutamento delle apparenze, la madre primigenia, eternamente creatrice, che eternamente costringe all'esistenza, che eternamente si appaga di questo mutamento dell'apparenza!

Schopenhauer e l'origine dell’idea di Superuomo

  Una conoscenza filosofica dell’essenza del mondo, arrivata, senza andare più oltre, al punto in cui ci troviamo basterebbe già, dunque, a vincere i terrori della morte, in quanto almeno in un dato individuo la riflessione abbia la meglio sul sentimento immediato. Immaginiamo un uomo che abbia ben assimilate le verità finora esposte, ma non sia peraltro arrivato, nè per esperienza propria né per via di una profonda riflessione, a riconoscere che l’essenza della vita è un perpetuo soffrire; anzi, sia pienamente soddisfatto della sua vita, sicché una calma riflessione gliela faccia desiderare prolungata senza fine o rinnovata in perpetuo; un uomo che sia coraggioso quanto bisogna per accettare i fastidi e i dolori della vita, pur di non perderne i piaceri. Un tale uomo starebbe «con solide membra / sulla ben fondata / stabile terra»*: e non avrebbe nulla da temere. Armato della conoscenza che gli attribuiamo, egli vedrebbe con indifferenza la morte che gli viene inc...

Il mito di Er

  [614 a ] (....) Er figlio di Armenio, di schiatta panfilia (...) era morto in guerra e quando dopo dieci giorni si raccolsero i cadaveri già putrefatti, venne raccolto ancora incorrotto. Portato a casa, nel dodicesimo giorno stava per essere sepolto. Già era deposto sulla pira quando risuscitò e, risuscitato, prese a raccontare quello che aveva veduto nell’aldilà. Ed ecco il suo racconto.

Dal criticismo all'idealismo: Fichte, Schelling ed Hegel

  È nel decennio che ha inizio col 1790, quando Kant ha pubblicato le sue tre Critiche e ha definito con grande efficacia le due sfere degli interessi e dei «poteri» umani (della conoscenza, della natura e della necessità da una parte; del sentimento, della volontà e della libertà dall'altra), che si formano e cominciano ad affermarsi i tre importanti pensatori che in area tedesca proseguono originalmente il cammino da Kant iniziato: Fichte, Schelling, Hegel. 

Schopenhauer critica l'etica kantiana

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Il proton pseudos (falsa premessa) di Kant sta nel suo concetto dell'etica stessa che troviamo espresso con la mas­sima chiarezza a p. 62 (R., p. 54): «In una filo­sofia pratica non si tratta di indicare le ragioni di ciò che accade, bensì le leggi di ciò che deve acca­dere anche se non accade mai». Questa é già una decisa petitio principii.  Chi vi dice che ci siano leggi alle quali le nostre azioni devono assoggettarsi? Chi vi dice che deve accadere ciò che non accade mai?

Kant - La Critica del Giudizio (1790)

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Il problema della Critica del giudizio Oltre le sfere teoretico-conoscitiva ed etico-pratica , trattate nelle due precedenti Critiche, nell'analisi di Kant c'è posto anche per un'altra sfera , che egli tratta nella terza delle sue Critiche, la Critica del Giudizio (più precisamente critica della facoltà del giudizio ), pubblicata nel 1790 . Tale sfera occupa una posizione intermedia tra quella conoscitiva e quella etica, rispetto alle quali svolge una funzione di “ ponte ”. Si tratta dell’opera più problematica e difficile tra le tre critiche kantiane

Kant - La Critica della ragion pratica

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« Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me » (Epitaffio sulla tomba di Immanuel Kant) Nella Critica della ragion pratica (1788) Immanuel Kant conduce l'analisi (critica) della ragione quando è indirizzata alla pratica (all'azione, al comportamento). L’opera risponde fondamentalmente alla domanda: “ Cosa possiamo fare? ” Questo lavoro fu preceduto dalla Fondazione della metafisica dei costumi (1785) e seguito dalla Metafisica dei costumi (1797). È in questi tre scritti che Kant espone la sua concezione della morale.