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Jean Dumont, I falsi miti della Rivoluzione francese

  1 . PERCHÉ RIFIUTIAMO DI CELEBRARE LE MENZOGNE RIVOLUZIONARIE   Presa della Bastiglia da parte del popolo Si è trattato in realtà di sparuti gruppi di vagabondi e di disertori, che cercavano munizioni (armi), il popolo francese si è tenuto alla larga. I capi rivoluzionari fanno solo dopo la loro comparsa, quando comincia lo sfruttamento politico. Non si è trattato di nessuna presa, ma di un ingresso dalla porta ordinato dal governatore. Infine, questo ingresso non ha avuto alcun significato nella storia della libertà, in quanto nella Bastiglia non veniva custodito nessun prigioniero politico e quindi la sua “presa” non ha liberato nessuno.   Epopea dei volontari dell'Anno II Di questa “epopea” non smettono di riempirsi la bocca gli oratori politici, anche quelli che parlano per la destra, come Andrè Malraux quando ha celebrato la nascita della Quinta Repubblica nel 1958, a Place de la République a Parigi. (….) I volontari furono «volontari obbligati» c...

Il significato del mito (o allegoria) della caverna

Spiegazione delle allegorie    La caverna è in primis il mondo sensibile, l’impermanente mondo terreno contrapposto a quello eterno delle idee. Le sue pareti, come un impermeabile velo, impediscono la vista del mondo esterno. La caverna rappresenta l’opinione, la doxa (dal verbo dokeo , che in greco significa sembrare). Infatti delle cose mutevoli non si può avere scienza. Possiamo anche intendere la caverna come il simbolo della chiusura mentale, delle ideologie preconfezionate (le ombre proiettate dagli uomini che governano la caverna), del conformismo egoista, della prigionia dell’anima. Il prigioniero non vede solo le ombre delle cose artificiali, ma percepisce anche se stesso come ombra. Ha un’idea fallace di sé, frutto di una proiezione ordita da altri che egli non sa scorgere. La caverna è anche la visione materialistica di un mondo dove tutto è fugace e illusorio, un mondo cupo e incolore in cui manca un cielo a cui tendere. Nella caverna gli uo...

La Fenomenologia dello spirito di Hegel

La Fenomenologia dello spirito è un'opera pubblicata dal filosofo F. W. Hegel nel 1807. Il termine "fenomenologia" indica la descrizione o la "scienza" di ciò che appare. Poiché nel sistema hegeliano l'intera realtà è spirito, la fenomenologia consisterà nell'apparire dello spirito a sé stesso, cioè nel pervenire dello spirito alla consapevolezza di essere tutta la realtà, cioè l'"Assoluto" quale identità di finito e infinito, reale e razionale. In sostanza la filosofia di Hegel è l'ultimo grandioso tentativo di divinizzare il mondo compiuto da un filosofo. Nella prefazione Hegel critica sia Fichte che Schelling. Fichte ha il merito di aver superato la prospettiva di rinuncia alla conoscenza dell'infinito del kantismo, ma Hegel lo accusa di aver individuato una “cattiva infinità”. L’infinito di Fichte è come un orizzonte che non si può mai raggiunfe. La storia umana avanza verso l’assoluto, verso l’Io puro, ma non li raggiunge mai....