L’idea di Medioevo è nata fin
dall’inizio allo scopo di designare (...) un’epoca negativa. Gli artisti e i
letterati del Rinascimento che si opponevano all’arte “moderna” (da loro stessi
battezzata “gotica”, cioè barbara), i protestanti interessati a denigrare
un’epoca in cui il papa aveva effettivamente diretto la società europea, gli
illuministi in lotta contro la monarchia assoluta e il sistema feudale, avevano
tutti interesse a dipingere il passato con i toni più cupi, mettendola in
contrasto con la loro epoca di progresso (A. Barbero,
http://www.zenit.org/it/articlesk/il-Medioevo
-un-epoca-costellata-di-ombre-che-ha-prodotto-eminenti-bagliori-di-luce)
Il Medioevo (media aetas) è
stato un periodo molto lungo, ed è del tutto fuorviante immaginarlo in modo
preconcetto come un’epoca immobile, oscura, barbara. Il Medioevo è stato in
realtà un periodo magmatico, una collana di epoche differenti caratterizzate da
cambiamenti, innovazioni e dal faticoso sorgere di nuovi modelli di pensiero.
L'inizio del Medioevo è
convenzionalmente fatto coincidere con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente
nel 476 d.C.
La parte europea dell'Impero romano fu
sostituita dai regni romano-barbarici (o latino-germanici). Questi regni
non conobbero la separazione dei poteri, che erano concentrati tutti nelle mani
del re per diritto di conquista. La cosa pubblica tendeva così a confondersi
con la sua proprietà personale.
Dopo il crollo dell'Impero Romano
era avvenuto un notevole calo della popolazione europea, anche a causa di un
peggioramento generalizzato del clima e della conseguente diminuzione dei
prodotti agricoli.
Questa crisi demografica durò per alcuni
secoli e fu solo a partire dalla seconda metà del secolo VIII che la
popolazione riprese, anche se lentamente, a crescere. Solo alla fine dell’Alto
medioevo (476-1000) la crescita demografica assunse toni più decisi.
Carlo Magno
fonda un nuovo impero
Con il re dei Franchi Carlo Magno
si rinnova l'idea dell'impero, che si fondava ora sui pilastri della religione
Cristiana e faceva riferimento al papa romano piuttosto che all'imperatore
d'Oriente. In origine Carlo era il re dei Franchi (dal 768 all’814), una
popolazione germanica molto bellicosa che si era stabilita nell’Europa romana.
I Franchi godettero di un vantaggio sulle altre popolazioni germaniche perché
si convertirono direttamente al cattolicesimo, conquistando l’amicizia
del papato. Le altre popolazioni che si erano cristianizzate avevano aderito,
almeno inizialmente, alla dottrina cristologica chiamata arianesimo, che
poneva Cristo su un gradino di inferiorità rispetto al Padre. Dopo una lunga serie
di guerre di conquista contro i Longobardi (che dominavano buona parte
dell'Italia), gli Avari, i Sassoni e gli Arabi di Spagna, i domini di Carlo
furono estesi a quasi tutta l'Europa occidentale. Carlo, dopo una guerra
durante 30 anni, costrinse con la forza i Sassoni, che erano ancora pagani, a
convertirsi al Cristianesimo. Con lui fa capolino l’idea di Europa.
Nel 799 Carlo aveva favorito il
reinsediamento per reinsediare al trono il papa Leone III, che era stato
cacciato da Roma dai nipoti del defunto papa Adriano I. L’anno dopo si recò a
Roma per risolvere il contenzioso tra il papa e i suoi oppositori e si schierò
a favore del primo. Nella notte di Natale dell'800 Carlo fu incoronato
imperatore dal papa. Questa incoronazione simboleggiava la dipendenza
dell'imperatore dal papa. Infatti il biografo Eginardo afferma che se Carlo
avesse saputo che il papa voleva incoronarlo, quel giorno non sarebbe andato in
chiesa.
Con Carlo Magno si realizza un
grandioso tentativo di conferire unità giuridica e amministrativa all'Europa
occidentale. Le leggi emanate dal sovrano (capitularia) valevano per
tutto il territorio senza eccezioni, affiancandosi alle leggi specifiche di
ogni etnia. Carlo avocò al solo sovrano il diritto di battere moneta, facendo
coniare il denaro d'argento che fungeva da moneta unica del tempo;
istituì delle scuole per la formazione del clero che avrebbe avuto il
compito di educare e orientare i sudditi. Dato che le Bibbie del tempo erano in
molti punti discordanti, Carlo chiese a due intellettuali, Alcuino e Teodulfo,
di stabilire un testo unico e definitivo della Bibbia. Scelse inoltre un
nuovo carattere (minuscola carolina) per la produzione dei libri, che favoriva
una più facile lettura. L'Europa stava maturando una rinnovata identità
Nel Medioevo papato e impero
aspiravano ad impadronirsi di un potere universale. L'imperatore non era
una figura puramente politica, circondato com’era da un’aura di sacralità; il
papa, oltre che un capo religioso, era anche un re (lo è stato sino al 1870,
anno della breccia di porta Pia). Lo Stato della Chiesa era nato con le
donazioni del re dei Longobardi, Liutprando, (728, Donazione di Sutri), di Pipino
il Breve (padre di Carlo Magno) e dello stesso Carlo Magno, e si era ingrandito
con successive donazioni.
In tutta la sua estensione l'Impero
era suddiviso in circa 200 contee (una sorta di province), amministrate
da conti (ovvero gli uomini di fiducia del re) e da un gran numero di
vescovati. La contea, quale circoscrizione fondamentale, corrispondeva
generalmente, al territorio di un'antica città romana e alle zone circostanti,
mentre nei nuovi territori, erano state costituite delle marche ovvero
dei territori amministrati da dei marchesi che erano sia capi politici che
militari impiegati anche nella difesa del confine, o dei ducati ovvero
un insieme di terre appena conquistate e governate da un duca.
Alla morte di Carlo Magno l'Impero
passò a suo figlio il re d'Aquitania Ludovico il Pio e poi, dopo una
guerra iniziata con la morte di quest’ultimo (840), venne diviso tra i suoi
eredi, frammentandosi irreversibilmente (pace di Verdun, 843) in tre
parti:
- Regnum Italicum e Lotaringia sotto Lotario;
- Regnum Teutonicorum sotto Ludovico;
- Regnum Francorum sotto Carlo il Calvo.
La
divisione dell'impero col trattato di Verdun
|
La parte occidentale avrebbe dato
origine alla monarchia francese e quella orientale all’impero germanico. Alla
Lotaringia, la parte centrale, spettava il titolo imperiale e il Regno
d'Italia, che designava un territorio dai confini non ben definiti, ancor
oggi oggetto di discussione da parte di alcuni storici, ma che comprendevano
territori del nord e del centro Italia appartenuti al regno longobardo del
secolo VIII. Con la deposizione di Carlo il Grosso (877) il titolo
imperiale rimase vacante per lunghi periodi. Con l'indebolimento della
Lotaringia i territori del Regno d'Italia finirono in una sorta di anarchia
feudale, dominata dai signori locali. «Nelle terre dell’ex impero carolingio,
come peraltro in tutta Europa, il potere imperiale e regio si indebolisce
sempre di più, mentre emergono altri e più forti potentati locali: i signori
feudali» (A. M. Banti, Il Senso del tempo).
Il sistema
vassallatico
Una delle soluzioni che maggiormente
ebbero successo nel regno dei Franchi e che ne favorirono la straordinaria
affermazione militare nell’Europa del tempo fu la formalizzazione dei rapporti
vassallatico-beneficiari. (…) Si trattava di un contratto stretto liberamente
tra due persone una delle quali si impegnava alla fedeltà, l’altra al
mantenimento. Con il giuramento di fedeltà il vassallo (dal termine
latino vassus, servitore, derivato dal celtico gwas, ragazzo) entrava
nella clientela del potente; questi si impegnava a mantenerlo, o direttamente
nella propria casa oppure indirettamente, concedendogli fonti di reddito quali
terre o incarichi da cui discendeva un reddito. L’oggetto di tali concessioni
fu chiamato con il termine latino beneficium, al quale nel tempo
si sovrappose o si sostituì un altro termine di origine germanica: feudum
(Massimo Montanari, Storia Medievale, Mondolibri, p. 67).
Nascita del
sistema feudale (o curtense)
Nell’877 Carlo il Calvo, nipote di
Carlo Magno e re dei Franchi occidentali, aveva emanato il capitolare di
Quierzy che rendeva ereditari i grandi feudi. Il potere passava
generalmente al maggiore dei figli maschi (legge salica), ma la consuetudine
non durò per sempre. In Inghilterra, ad esempio, diventò norma dal XVI secolo
che anche le donne salissero al trono. Ricordiamo il noto caso di Elisabetta I
(1559-1603).
Nel 1037 l’imperatore Corrado
II di Franconia emanò la Costitutio de Feudis, una legge che
estendeva il diritto di trasmettere il feudo in eredità anche ai piccoli
feudatari, i valvassori. Corrado aveva emanato la Costitutio per
accattivarsi le simpatie di questi ultimi e riuscire (pur fallendo in questo
proposito) a riconquistare il governo di Milano.
L'ereditarietà dei feudi provocò
l'indebolimento dell'impero e la nascita della signoria di banno,
favorita anche dal fenomeno dell’incastellamento (la costruzione di
castelli in pietra), provocato principalmente dalle invasioni di popolazioni
provenienti dal nord e dall'est dell'Europa, ma anche dal desiderio di dotarsi
di strumenti militari utili ad allargare il proprio territorio a danno dei
vicini. Questa trasformazione causò un notevole allentamento dei legami di
dipendenza dei vassalli dal signore. Per evitare scontri coi vassalli i re
carolingi concessero anche le cosiddette «immunità», cioè l'esenzione
dal controllo fiscale e giuridico del territorio vassallatico. In tal modo la riscossione
dei tributi e l'amministrazione della giustizia venivano controllate dal
feudatario. Quindi l’autorità del sovrano e le sue prerogative di governo
vennero meno con il moltiplicarsi dei poteri locali.
«La frammentazione dell'impero di Carlo Magno ebbe
conseguenze importanti anche per l'economia
europea. Nel corso dell'Alto Medioevo venne gradualmente a cessare la
riscossione del cosiddetto "prelievo", la pesante imposta
fiscale sulla proprietà fondiaria che, a
partire dal III secolo, aveva rappresentato la primaria fonte di entrata per l'impero romano e per i regni successivi.
Finalmente libere dalla pressione fiscale, le aristocrazie locali, composte
da grandi proprietari fondiari, sia laici sia ecclesiastici, poterono disporre di maggiori ricchezze (…).
Tra VIII e IX secolo, seppure con caratteri distinti
nelle diverse aree d'Europa - dapprima nella regione nord-occidentale tra
Loira e Reno, e soltanto dopo la conquista franca (774) nella penisola italiana
- si consolidò e si diffuse la presenza di grandi aziende agricole, chiamate
nei documenti curtes o villae.
Come peraltro già accadeva in età tardoromana, esse si
caratterizzavano per una duplice forma di
conduzione dei terreni. Una parte
di esse, generalmente la migliore, era gestita direttamente del
proprietario tramite servi ed era detta pars dominica (perché terra del dominus, ovvero del
signore). Le terre più diffìcili da coltivare e meno produttive costituivano la pars massaricia;
questa era composta da più corpi disomogenei, anche molto distanti
fra loro, i mansi, ciascuno di estensione sufficiente ad alimentare una famiglia. La pars massaricia era
affidata in lavoro a servi che vivevano in case sul podere oppure concessa in affitto a famiglie di contadini
liberi, i massari, in cambio di un canone in denaro o in natura.
Sempre più rilevante, nel sistema di conduzione della curtis,
divenne il ruolo delle corvée. Queste erano forme di prestazione d'opera, generalmente
quantificate in giornate di lavoro, che il contadino operante nella pars
massaricia era obbligato a prestare gratuitamente sulla pars dominica»
(Germano Maifreda, Tempi Moderni, vol. 1, pp.8-9).
Nel tempo i signori aumentarono la pars massaricia
a discapito di quella dominica, al fine di ricavare rendite garantite e
prodotti in eccedenza da vendere sul mercato. Pertanto molti servi furono
affrancati e ottennero lotti di terreno in affitto in cambio di canoni
d'affitto in natura o in denaro.
Le Monarchie feudali e l’impero
Come abbiamo visto, tra il IX e il XIII secolo, i
poteri politici furono caratterizzati da una grande dispersione e
frammentazione. I numerosi signori feudali, possessori di castelli e di
eserciti personali, ambiscono ad estendere progressivamente la loro autorità
sui territori circostanti. Infatti, come abbiamo visto, le dinastie che si
richiamavano al precedente impero carolingio, fossero o no suoi reali
discendenti, subirono una lunga fase di grave indebolimento.
«In questo contesto, tuttavia, la figura dei re
non scompare del tutto e mantiene intorno a sé caratteristiche che gli
conferiscono autorevolezza e prestigio: un re è tale se sa presentarsi come il
supremo dispensatore di giustizia in un particolare territorio; e se sa
mostrarsi degno di guidare i suoi uomini armati.» (A. M. Banti, Il senso del
tempo, p. 42)
Perché il potere del re
venisse riconosciuto occorreva un rituale sacro. Infatti il rituale di
consacrazione era simile in tutta l’Europa, basandosi sulla stessa tradizione
che risaliva all’arcivescovo Icmaro di Reims che lo fissò nel secolo IX,
e che richiedeva la sacra unzione. «L’unzione fa del re un Christus
Domini, un unto del Signore e in virtù di essa egli occupa un posto
analogo, ma non identico, a quello di Gesù Cristo» (AAVV, La Storia, dall’impero
di Carlo Magno al ‘300, cap. XI). Dalla fine del secolo X si era diffusa la
convinzione che i re di Francia e di Inghilterra fossero capaci di guarire la
scrofola (re taumaturghi), un effetto della tubercolosi (che in realtà
poteva guarire da sola). Il potere del re era dunque accettato in virtù della
convinzione che discendesse direttamente da Dio. L’elezione divina,
nell’opinione del tempo, rendeva il monarca capace di vedere oltre i comuni
mortali, in grado di indicare la giusta via e di salvare il suo popolo. La
sacralità del potere divino aveva come conseguenza la stretta dipendenza tra
re e Chiesa, un intimo accordo che però funzionò solo in alcuni periodi
(es: l’epoca di Carlo Magno), ma che si incrinò lentamente dando origine a una
progressiva separazione tra la sfera politica e quella religiosa.
Il rafforzamento delle monarchie
avvenne gradualmente, ma fu solo a partire dal XII secolo che il fenomeno
diviene più evidente. La fine delle invasioni barbariche aveva prodotto
un’uguaglianza di lingue, tradizioni, religioni, che permise l’inizio di una
identità nazionale che i re cercarono di rappresentare al fine di aumentare
la coesione dello stato.
Per aumentare il loro potere i re
cercarono di 1) espandere il territorio; 2) riorganizzare gli
eserciti attraverso l’uso di truppe mercenarie, più costose ma molto più
affidabili dei soldati dei signori feudali; 3) Creare un sistema fiscale
efficace e centralizzato, in modo che lo stato avesse costantemente i fondi
per l’amministrazione del territorio e l’organizzazione della giustizia.
Vediamo ora alcune delle più
importanti monarchie del tempo:
Il Regno di Francia
Con Ugo
Capeto (987-996) una nuova dinastia sostituì quella estinta dei carolingi
(discendenti di Carlo Magno). Più tardi Luigi il Grosso (1108-1137) compì
una preziosa alleanza con le autorità ecclesiastiche. La diffusa credenza nella
sacralità del re di Francia, favorita dalle autorità religiose, permise ai
capetingi di regnare senza la mediazione dei feudatari, che vennero dunque
fortemente indeboliti. Dopo la grande vittoria ottenuta a Bouvines
(1214) contro il re di Inghilterra Giovanni Senzaterra e l’imperatore Ottone
IV, il re di Francia Filippo Augusto si impadronì di numerosi territori, tra
cui la Normandia e la Bretagna.
Luigi IX detto il santo (1226-1270), al fine
di accattivarsi la fiducia popolare, promosse inchieste regie per punire gli
abusi dei funzionari pubblici. Il duello giudiziario (ordalia) fu abolito.
Luigi sposò Margherita di Provenza, assicurando al regno di Francia uno
stretto legame con quella importante contea.
Il Regno di Inghilterra
Con la battaglia
di Hastings (1066) il re normanno Guglielmo (che da allora fu
soprannominato «il grande») sconfitte gli anglo-sassoni e fondò il regno
normanno d’Inghilterra. Per ottenere un’aura di sacralità, egli si fece
incoronare re nel natale dello stesso anno nella cattedrale di Westminster. Le
proprietà confiscate alla nobiltà anglo-sassone furono distribuite tra i capi
militari (baroni), ma il re mantenne il controllo su un quinto di questi
territori dove nominò dei funzionari (sceriffi) che avevano il compito di
riscuotere le tasse. Per poter migliorare il sistema fiscale il re fece
redigere un censimento dettagliato sulle terre e la popolazione inglese (Domesday
Book, 1086), che ha fornito agli storici preziose informazioni demografiche
dell’epoca.
Circa un secolo dopo il re Giovanni
Senzaterra (1199 –1216), indebolito dalla sconfitta contro il re di Francia,
aveva dovuto concedere ai nobili il diritto di eleggere un parlamento al
fine di far approvare le proposte di nuove tasse. Sul finire del XIII secolo il
parlamento inglese era composto da due camere, quella dei Lords e quella
dei Comuni, che annoverava anche ricchi borghesi privi di titoli
nobiliari. Nel 1285 il Galles fu annesso all’Inghilterra, mentre i
tentativi di annettere la Scozia fallirono.
I
normanni nell’Italia meridionale
Agli
inizi dell’XI secolo, alcune formazioni di mercenari normanni partirono dalla
Normandia alla volta dell’Italia meridionale, per prestare servizio ora per i
bizantini, ora per i longobardi, impegnati a contendersi il dominio sull’area.
L’insediamento
stabile del dominio normanno ebbe inizio nel 1042, quando il principe
longobardo di Salerno ricompensò Guglielmo d’Altavilla (italianizzazione di Hauteville,
località della Normandia) per i servizi resi concedendogli in feudo il Ducato
di Melfi. Da quel momento, grazie a una serie di fortunate campagne
belliche, non disgiunte da un sapiente uso delle doti diplomatiche, i normanni
estesero gradualmente il loro controllo su Puglia e Calabria, sottraendole ai
bizantini.
Così,
nel 1059, con il concordato di Melfi, Roberto d’Altavilla detto il Guiscardo
fu insignito dal papa - di cui si era dichiarato vassallo - del titolo di duca
di Puglia e Calabria.
Nei decenni successivi gli Altavilla
espulsero progressivamente gli arabi dalla Sicilia e nel 1091 la controllavano
completamente. Nel 1130, Ruggero II d’Altavilla fu incoronato dal
pontefice re di Sicilia nella cattedrale di Palermo. Unendo in un unico regno
tutto il sud Italia e la Sicilia i normanni avevano dunque superato una
secolare frammentazione politica.
Monarchie
iberiche e reconquista
Profittando
del declino del califfato di Cordova, nel 1212 Navarra, Aragona e Catalogna,
Castiglia e Portogallo sconfissero gli islamici nella battaglia di Las Navas
de Tolosa. Tutta la penisola iberica, ad eccezione del Regno di Granada,
ritornò cristiana.
Dopo l’unione della Navarra alla
Francia, nel 1284, il territorio iberico restò diviso tra Portogallo, Castiglia
e Aragona (confederata con la Catalogna).
L’impero
germanico
Dopo la
disgregazione dell’impero carolingio nella parte orientale (germanica) si
crearono alcuni grandi ducati (Baviera, Sassonia, Franconia, Svevia) che
riconoscevano formalmente l’autorità regia ma di fatto governavano in completa
autonomia. Tra questi emerse per prestigio il Duca di Sassonia, che ottenne nel
919 il titolo di re di Germania (Enrico l’uccellatore). A Enrico
successe il figlio Ottone che sconfisse gli ungari nella battaglia di Lechfeld
(955) e aumentò di molto la propria forza. Più tardi Ottone sconfisse il Marchese
Berengario II d’Ivrea, che aveva usurpato il titolo di re d'Italia con lo
scopo di separarlo dall'Impero, e cinse la corona del Regno (952). In virtù di
questa vittoria, nel 962, Ottone venne incoronato a Roma come imperatore (divenne
Ottone I), riportando in vita, dopo decenni di crisi, l'istituzione imperiale.
Egli riuscì a mantenere il controllo sui suoi territori
attraverso la
concessione di benefici a vescovi e abati a lui fedeli
(eludendo il capitolare di Quierzy) in modo che alla loro morte i feudi
tornassero alla corona. Con la forza e il prestigio che aveva ottenuto Ottone
riuscì anche a farsi riconoscere il diritto di approvare l’elezione del
pontefice (privilegium Othonis) nonchè l’obbligo per quest’ultimo
di giurare fedeltà all’imperatore. In tal modo Ottone diede vita al Sacro
romano impero germanico. Più tardi, sul finire del secolo XI, con
l'affermazione delle autonomie comunali, il Regno d’Italia avrebbe cessato la
sua esistenza.
Popolazione, agricoltura, città e
commerci
Secondo le stime della maggior parte
degli storici nell’VIII secolo gli abitanti dell’Europa, Russia compresa, erano
circa 27 milioni. Lentamente la popolazione prese a crescere e intorno all'anno
1000 c’erano circa 40 milioni di abitanti. Nei secoli che precedono l’anno 1000
l'Europa era scarsamente antropizzata, le città si erano spopolate, i boschi
erano immensi e fittissimi. I secoli dell’Alto Medioevo furono caratterizzati
da grande povertà, scarsità dei commerci e immobilismo sociale.
Il mondo intorno all'anno 1000 era
quindi molto diverso da quello moderno; le città erano piccole e
circondate da cinta murarie che le separavano nettamente dalla campagna.
Dopo l'anno 1000, però, la popolazione conobbe una crescita piuttosto netta. Gli abitanti dell’Europa divennero 80 milioni alla fine del secolo XIII. Molti storici ritengono che la principale causa di questa crescita sia stata l'aumento della temperatura terrestre, ma ad essa contribuì certamente l'introduzione della rotazione triennale delle colture, che sostituiva quella biennale. Il terreno agricolo veniva diviso in tre parti: una era coltivata in primavera, una in autunno e una veniva lasciata a riposo (maggese), aumentando così la produttività (che nell'alto Medioevo non era maggiore di 4 chicchi di grano per 1 che veniva seminato).
Dopo l'anno 1000, però, la popolazione conobbe una crescita piuttosto netta. Gli abitanti dell’Europa divennero 80 milioni alla fine del secolo XIII. Molti storici ritengono che la principale causa di questa crescita sia stata l'aumento della temperatura terrestre, ma ad essa contribuì certamente l'introduzione della rotazione triennale delle colture, che sostituiva quella biennale. Il terreno agricolo veniva diviso in tre parti: una era coltivata in primavera, una in autunno e una veniva lasciata a riposo (maggese), aumentando così la produttività (che nell'alto Medioevo non era maggiore di 4 chicchi di grano per 1 che veniva seminato).
«Accanto all’aratro semplice (che
disponeva di una punta sottile che non rovesciava la zolla) ancora impiegato in
quei tempi in molti paesi mediterranei, nel VII secolo ebbe invero diffusione l’aratro
a versoio, munito di una complessa ruota anteriore che consentiva di
effettuare solchi e scassi più profondi del terreno. Nel IX secolo poi
comparvero i mulini ad acqua, già utilizzati dai Romani, ma ora divenuti
un mezzo consueto per macinare il grano e per frantumare le olive. Fra il IX e
il X secolo quindi alla trazione iugulare si sostituì quella pettorale
che liberò cavalli e buoi da una pratica che rischiava spesso di soffocarli e
consentì un migliore utilizzo del bestiame largamente impiegato per il
trasporto e l’aratura dei campi. Anche la ferratura degli zoccoli di
ferro permise di sfruttare in modo più razionale le cavalcature.» (Ludovico
Gatto, La grande storia del Medioevo)
aratro a
versoio
Anche se la produzione agricola era
aumentata, nei secoli successivi all’anno 1000 la vita umana si svolgeva
comunque in condizioni di grave povertà e difficoltà, in netto contrasto col
mondo attuale. Lo storico olandese Johan Huizinga, nel suo libro L'Autunno
del Medioevo, ha ricordato come nel Basso Medioevo (1000-1492) gli
eventi della vita avessero forme più marcate:
«Fra dolore e gioia, fra calamità e felicità, il
divario appariva ancora più grande. (…) Le malattie contrastavano più spiccatamente
con la salute; il freddo rigido e le tenebre angosciose dell'inverno
costituivano un male più essenziale. Si godevano più intimamente gli onori e le
ricchezze. (…) Un tabarro di pelliccia, un buon fuoco, un bicchiere di vino e
piacevoli conversari e un letto morbido offrivano ancora quella pienezza di
godimento che il romanzo inglese è stato forse l'ultimo a descrivere. E tutte
le cose della vita erano di una pubblicità sfarzosa e crudele. I lebbrosi
facevano suonare le loro raganelle e giravano in processione; i mendicanti si
lamentavano nelle chiese dove ostentavano le loro deformità. Ogni classe, ogni
ceto, ogni professione si riconosceva dall'abito. (…) Se l'estate e l'inverno
formavano allora un contrasto più forte che nella nostra esistenza, non minore
era quello tra luce e buio, tra silenzio e rumore. La città moderna non conosce
quasi più il buio perfetto e il vero silenzio, né l'effetto di un lumicino
isolato nella notte o di un grido nella lontananza».
(Johan Huizinga, L'Autunno del Medioevo,
Bur, pp. 3-4).
I contrasti erano dunque fortissimi,
mentre oggi tutto è sfumato.
La crudeltà era diffusa e ostentata, la giustizia era feroce e le pene
atroci. La tortura e il supplizio apparivano come necessarie e ineliminabili.
La dieta dei medievali era povera. Si aspettava con ansia il raccolto
per sapere se ci sarebbe stato abbastanza da mangiare. Solo la scoperta
dell'America ha portato nella tavola degli europei quei vegetali come il mais,
le patate, i pomodori, i fagiolini che oggi appaiono prodotti irrinunciabili.
Senza patate e mais la popolazione europea non avrebbe potuto aumentare come è
avvenuto dal XVIII secolo in poi.
Materie prime, come il legno
o il ferro, che sono oggi di uso comune, erano per tutto il
Medioevo molto costose. Il ferro, a parità di peso, costava 50 volte il
grano, mentre oggi hanno più o meno lo stesso prezzo (A. Barbero, Dietro le
quinte della storia, Rizzoli, p. 32).
Le malattie costituivano
spesso una minaccia mortale, data l’estrema scarsità delle conoscenze mediche.
Gli spostamenti avvenivano
con grande lentezza e difficoltà. Con un’automobile possiamo percorrere 100
chilometri in meno di un’ora, mentre allora un uomo a cavallo impiegava due o
tre giorni. I viaggi in mare nel Mediterraneo, che erano piuttosto rari,
duravano settimane e a volte mesi.
Eppure, dal punto di vista delle
tecniche il Medioevo produsse importanti progressi. Le grandi cattedrali
furono costruite per la prima volta in quel periodo. Gli occhiali, la lente
d’ingrandimento, la forchetta, la staffa, la ferratura degli zoccoli, i bottoni,
la carta, il libro (nella forma moderna), l’orologio, la pasta,
gli altiforni, i mulini le armi da fuoco, la bussola e tanti altri
strumenti di navigazione, ad esempio, nacquero nel periodo chiamato da alcuni
storici “pieno Medioevo” (1000–1300 d. C.). A partire dal 1300 il
carbone si affiancò alla legna come combustibile. Anche nel campo scientifico
ci furono ampi passi in avanti. Nel 1202 fu pubblicato da Leonardo Fibonacci il
Liber Abaci, un testo di algebra in cui venivano introdotti i
numeri arabi (con lo zero di origine indiana) e le equazioni.
Il Medioevo ha prodotto anche altre
fondamentali novità, come le Università, le banche, la borsa
e la contabilità. La prima Università nacque a Bologna sul finire
del secolo XI come istituzionalizzazione di scuole di diritto preesistenti. Nel
1158 fu riconosciuta dall'imperatore Federico I.
Commenti
Posta un commento