La guerra civile spagnola


Da un certo punto di vista si può dire che il secondo conflitto mondiale ha avuto un prologo nella guerra civile scoppiata in Spagna nel 1936. 



In Spagna, paese in cui la democrazia parlamentare aveva avuto vita piuttosto breve, nel 1923, a causa di una cronica instabilità dei governi, venne attuato un colpo di stato dal generale Miguel Primo de Rivera con l’appoggio del sovrano Alfonso XIII di Borbone.

Nel 1931, in piena crisi economica scatenata dalle vicende di Wall Street, le elezioni amministrative furono vinte dai democratici e dai repubblicani. Il re, pur senza abdicare ufficialmente, abbandonò il paese. Nacque così una Repubblica e, dopo aver vinto le elezioni politiche, il governo di sinistra, guidato dal repubblicano Manuel Azaña Díaz, introdusse delle riforme radicali molto contestate, come l’espropriazione dei latifondi, la confisca dei beni della Corona, la sottrazione alla Chiesa cattolica del controllo sull’istruzione e il riconoscimento di una certa  autonomia amministrativa e fiscale alla Catalogna e ai Paesi Baschi.  
Il paese era caratterizzato da un’arretrata economia agricola di tipo latifondista. Il capitalismo industriale si era sviluppato soltanto in alcune aree attorno a Barcellona.
Le elezioni politiche del 1933 segnarono però la vittoria del fronte nazionalista, che cancellò le riforme precedenti. Questo causò nuove proteste sociali come la sollevazione dei minatori delle Asturie (1934) che fu repressa nel sangue.

Nel febbraio 1936 repubblicani, socialisti, radicali, anarchici e comunisti si unirono nel Fronte popolare, blocco di coalizione contro l’avanzata delle destre, e vinsero le elezioni. Il repubblicano democratico Manuel Azaña divenne capo del governo ma lasciò presto il posto al rivoluzionario socialista Francisco Largo Caballero, per assumere il ruolo di presidente della repubblica. La parte moderata della coalizione non seppe contenere la violenza degli estremisti che organizzarono occupazioni delle terre e cruenti assalti alle chiese e ai conventi, con massacri di religiosi. Fu addirittura creata una  Guardia de Asalto, una specie di esercito rivoluzionario come quello della Rivoluzione francese che, con la scusa di difendere l'ordine pubblico, difendeva i partiti di maggioranza. Le  principali fazioni di destra e di sinistra non si riconoscevano il diritto di esistere. I partiti vincitori cercarono di annullare l'elezione dei deputati dell'opposizione. Si respirava aria di guerra civile, che iniziò di fatto quando i militari, guidati e ispirati dal generale Emilio Mola e sostenuti dalle masse cattoliche, si opposero al governo repubblicano. L’evento scatenante fu l’assassinio compiuto dalla milizia repubblicana del leader della destra parlamentare José Calvo Sotelo il 13 luglio 1936.

Pochi giorni dopo, il 17 luglio 1936 la guarnigione di Melilla in Marocco, comandata da Francisco Franco, si sollevò contro la repubblica. Il governo repubblicano diede le armi al popolo, e organizzò i corpi volontari mostrando una certa diffidenza verso la parte delle forze armate che le era rimasta fedele.

La guerra inizialmente sembrò favorire i repubblicani che controllano le regioni del Nord-Est, le più ricche e industrializzate, ma il generale Francisco Franco ebbe l’appoggio di Germania e Italia, che non rispettaromo il patto di non intervento che avevano sottoscitto nel ’36 con Francia e Gran Bretagna.

Hitler e Mussolini sfruttarono l’occasione sia per favorire la dittatura spagnola, sia per sperimentare la forza della Luftwaffe, la nuova aeronautica tedesca. I tedeschi sperimentarono nuove tecniche di bombardamento a tappeto su obiettivi civili; notissimo è l’orribile episodio di Guernica, la città rasa al suolo che sarebbe divenuta il simbolo della bestiale violenza nazista grazie al quadro del grandissimo pittore spagnolo Pablo Picasso.

Mussolini aiutò Franco a portare le sue truppe in Spagna mettendo a sua disposizione numerosi aerei e inviò un esercito di 50 mila uomini. L’unico aiuto da parte di altri stati giunto alla repubblica venne dall’Unione Sovietica che, oltre ad inviare materiale bellico e rifornimenti, costituì le Brigate internazionali a cui presero parte comunisti, antifascisti e numerosi intellettuali come Ernest Hemingway e George Orwell. Nella battaglia di Guadalajara (8 - 23 marzo 1937) le brigate internazionali, affiancate dal Corpo truppe volontarie italiane (CTV) e  sostenute dai carri armati russi, fermarono il tentativo di accerchiamento di Madrid da parte dei nazionalisti e dei fascisti italiani.

Il Fronte popolare era diviso internamente tra democratici, comunisti ed anarchici e così finì fatalmente per disgregarsi. I comunisti, forti dell’appoggio dell’ URSS, riuscirono a liquidare sia gli anarchici sia il POUM, il partito Operaio di Unificazione Marxista che si ispirava a Trotsky.

A causa delle divisioni del fronte repubblicano furono i nazionalisti a vincere la guerra: nel 1938 i franchisti spezzarono in due il territorio controllato dai repubblicani separando Madrid dalla Catalogna. Perso anche l’appoggio sovietico e delle Brigate internazionali, la Repubblica spagnola riuscì a resistere ancora un anno. All’inizio del 1939 cadde Barcellona. I nazionalisti sferrarono l’offensiva finale che si concluse a marzo con la resa senza condizioni di Madrid. La guerra terminò formalmente il 1° aprile 1939. Il Caudillo (=capo) Francisco Franco instaurò una dittatura che sarebbe durata fino alla sua morte, nel 1975. La monarchia fu formalmente ristabilita nel 1947, e il nuovo re Juan Carlos I, dopo essere salito al trono nel 1975, ristabilì le libertà democratiche.


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