a) La
comprensione di questo punto può essere aiutata da una metafora. Sulla
superficie di un lago galleggiano dei fiori con le radici attaccate sul fondo ―
delle ninfee. Il fondo del lago è invisibile dalla superficie. Si vedono solo
le figure formate dalla disposizione dei fiori sulla superficie del lago.
Tuttavia i fiori, in qualche modo, provengono dal fondo del lago. Sono allora
possibili tre diversi modi di interpretare il rapporto tra la disposizione dei
fiori alla superficie e il modo in cui essi sono attaccati al fondo del lago.
1°. C’è chi
afferma che alla disposizione dei fiori sulla superficie corrisponde una
identica disposizione delle loro radici sul fondo. E afferma questo, perché è
convinto di disporre di una sonda che
gli consente di percepire la conformazione del fondo.
2°. C’è chi diffida delle sonde (perché i loro referti non sono
sempre concordanti) e finisce per disinteressarsi del modo in cui le ninfee si
attaccano al fondo. Egli si limita a guardare la disposizione che i fiori hanno
alla superficie del lago. Vede che sono disposti in un certo modo, ma ammette
che potrebbero venire a disporsi in qualsiasi altro modo.
3° C’è infine
chi è consapevole che nessuna sonda potrà mai rendere visibile il fondo del
lago e quindi sa di non poter dir nulla intorno alla disposizione delle radici
delle ninfee sul fondo del lago. Ma egli sa anche che le ninfee sono attaccate
al fondo, e che se la loro disposizione alla superficie non ci può suggerir
nulla intorno alla disposizione delle radici sul fondo, tuttavia la
disposizione di superficie è vincolata alla
disposizione sul fondo e cioè non può
essere sostituita da qualsiasi altra disposizione.
Per quanto aggrovigliati siano i gambi dei fiori, la disposizione di superficie
è determinata dalla disposizione sul
fondo, e quindi i rapporti che sussistono tra i fiori e la superficie non sono
modificabili, anche se tali rapporti non sono quelli del fondo ma, appunto,
quelli della superficie.
b) Usciamo dalla metafora (che, come tutte le metafore, è
molto zoppicante) dicendo che la superficie del lago corrisponde alla
coscienza; le ninfee ai fenomeni sensibili che vengono ricevuti nella
coscienza; le radici sul fondo alle cose in sé stesse; la disposizione delle ninfee ― cioè i rapporti che sussistono tra esse ― alle categorie o concetti
puri, a priori; i gambi delle ninfee,
mediante i quali esse provengono dal fondo, alla recettività della sensibilità
(la superficie del lago riceve i fiori dal fondo invisibile, come la coscienza
riceve le determinazioni sensibili dalle cose in sé inconoscibili).
La prima delle tre interpretazioni sopra indicate
corrisponde al razionalismo, la seconda all’empirismo di Hume, la terza al
criticismo di Kant.
Nella prima interpretazione
la sonda corrisponde alla metafisica
moderna, che sul fondamento della conoscenza dell’esistenza di Dio ritiene di
poter accertare la corrispondenza tra le categorie della nostra mente (ossia la
disposizione delle ninfee alla superficie) e il fondo della realtà in sé stessa
(la disposizione delle radici sul fondo).
Hume (2a interpretazione)
mette tra parentesi il rapporto tra superficie e fondo. Alla strategia d’attacco
(la “sonda”) subentra la strategia del ripiegamento, che prende atto dei
fallimenti del tentativo razionalistico di scandagliare il fondo. Rimane la
descrizione del contenuto della superficie, cioè dell’esperienza; non ci si
interessa del modo in cui le determinazioni sensibili si radicano sul fondo
delle cose in sé.
La descrizione della
superficie, cioè dell’esperienza, diventa in Hume così autonoma rispetto al
fondo che la disposizione degli oggetti dell’esperienza si presenta come un
semplice fatto che può essere
sostituito da qualsiasi altro fatto anche del tutto diverso e inconsueto. Tutte
le leggi della natura esprimono semplicemente una regolarità di fatto nei
fenomeni, che può essere vanificata da un momento all’altro.
(Appare già, da quanto si è
sin qui detto, che la metafora del “lago” corrisponde alla metafora del “muro”,
di cui si è parlato nel paragrafo 4 del capitolo V: la superficie visibile del
lago corrisponde alla superficie visibile del muro e il fondo invisibile del
lago a ciò che sta al di là del muro).
c) Kant (3a interpretazione) mostra nel modo più
perentorio che noi possiamo conoscere soltanto fenomeni e non cose in sé. Il
fondo del lago non è la superficie e nessun ampliamento e potenziamento della
vista potrà mai andare oltre la superficie, penetrando l’oscurità dell’acqua.
Non possiamo dir nulla sul modo in cui le ninfee si attaccano al fondo.
Però Kant non perde di vista che i dati empirici
provengono dalla cosa in sé, ossia che lo spirito, in quanto sensibilità, è
recettività, ossia è modificato dalla cosa in sé. Non perde di vista il legame
che unisce lo spirito alla cosa in sé, e anzi afferma che lo spirito stesso, in quanto intelletto, riferisce i dati sensibili
alla cosa in sé. In questo riferimento, l’intelletto pensa 1’ “oggetto” trascendentale dell’intuizione sensibile, cioè
pensa la cosa in sé come ciò da cui ci vien dato il fenomeno sensibile. (Le
ninfee sono attaccate al fondo e provengono da esso; non solo, ma la superficie
stessa del lago “sa” che i fiori che appaiono in essa provengono dal fondo.)
Orbene, se la cosa in sé, da cui i dati empirici provengono,
è inconoscibile, e se tuttavia l’intelletto sa (pensa) che la cosa in sé è ciò
da cui tali dati provengono, allora l’intelletto,
pur sapendo che i rapporti in cui
si trovano i dati empirici sono soltanto fenomenici, sa anche che tali rapporti
non sono (come ritiene Hume) variabili a piacere, non sono semplici fatti che possano essere sostituiti da
qualsiasi altro fatto, ma sono vincolati al
fondo da cui provengono e quindi sono rapporti costanti, come è sostanzialmente
costante la disposizione delle ninfee legate al fondo del lago.
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