Nella seconda guerra mondiale (1939-45) furono coinvolti,
almeno nella sua fase finale, la maggior parte degli stati del mondo. I principali
contendenti furono Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti d’America e Urss da una
parte e Germania, Italia e Giappone dall’altra.
La guerra coinvolse tutti i
continenti e costrinse i belligeranti a uno smisurato sforzo produttivo. Oltre
all’elemento economico quello ideologico ebbe un’importanza cruciale, dato che gli
ideali politici radicalmente contrapposti costituirono certamente motivi
determinanti del conflitto.Le premesse
I presupposti del trattato di
Versailles, che addossavano alla Germania e all’Austria la responsabilità della
Prima guerra mondiale, non potevano alla lunga essere accettati dai Tedeschi;
d’altra parte, le condizioni finanziarie e territoriali imposte alla Germania, se
da un lato erano troppo dure, dall’altro non erano sufficienti a impedirne la
risurrezione militare e industriale. Di fatto, le clausole del trattato
costituirono il terreno di coltura per una rinascita del militarismo e del
nazionalismo tedesco.
Altre minacce alla pace si andarono
addensando nel corso degli anni 1930, mostrando la debolezza della Società
delle Nazioni. Alcuni anni prima dello scoppio della guerra il Giappone aveva
occupato la regione cinese della Manciuria (1931-32),
in cui aveva costituito lo Stato vassallo del Manchoukuo,
e fu pertanto costretta ad uscire dalla Società delle Nazioni, abbandonata nel
1933 anche dalla Germania. Il governo nazista diede libera attuazione a un
massiccio incremento delle forze militari, in violazione delle limitazioni
imposte dal trattato di pace. Quando la Germania rioccupò militarmente la Renania (7 marzo 1936), fu la Gran
Bretagna, nello spirito proprio della diplomazia tradizionale volta a un
equilibrio delle forze a negare il suo consenso a un intervento attivo della
Società delle Nazioni, con lo scopo di contrastare in Europa l’influenza di
URSS, Francia e Italia. L’uscita formale dell’Italia fascista dalla Società
delle Nazioni nel dicembre 1937 ne sanzionò definitivamente la crisi.
La
conquista dell’Etiopia aveva visto la Germania nazista sostenere l'Italia
fascista. Questo legame si rafforzò con la nascita dell’Asse Roma-Berlino (incontro Hitler-Ciano,
20-24 ottobre 1936), un patto d'amicizia formale e vago, ma di grande valore politico. Il
patto permise una comune politica riguardo
la guerra civile in Spagna
(1936-39), dove si misurarono per la prima volta direttamente le forze del
fascismo e dell’antifascismo europeo. Da allora la scena politica
internazionale fu dominata dalle manifestazioni violente della volontà di
potenza germanica. Nel marzo 1938 si
ebbe l’annessione tedesca dell’Austria.
La Gran Bretagna impedì che si reagisse con le armi alla politica
espansionistica tedesca sperando che le mire espansionistiche di Hitler si
placassero. Tale scelta è ricordata come politica dell'appeasement,
della riappacificazione.
Qualche
mese dopo Hitler, non pago dei territori occupati, minacciò di muovere guerra
alla Cecoslovacchia col pretesto di proteggere la maggioranza tedesca che
abitava la regione dei Sudeti. Per
evitare il conflitto Mussolini favorì l'accordo
di Monaco del settembre 1938, che autorizzò la Germania a occupare la
regione. Tuttavia alcuni mesi più tardi la Germania occupò anche la Boemia e la Moravia, con la conseguente
dissoluzione della Cecoslovacchia
(15 marzo 1939). A quel punto fu chiaro alla classe dirigente britannica
l’impossibilità della politica di appeasement fino allora perseguita. Il
governo di Londra approvò ingenti stanziamenti per le forze armate e la
coscrizione obbligatoria. Il 22 maggio 1939 fu conclusa a Berlino l’alleanza
italo-tedesca (nota anche come patto d’acciaio). Il Patto impegnava le due potenze
dell’Asse a darsi reciproco aiuto, politico, diplomatico e anche militare - in
caso di conflitto- nella difesa dei rispettivi “interessi vitali”.
Le
caratteristiche della guerra
Gli elementi essenziali che
contraddistinguono la Seconda guerra mondiale sono connessi innanzitutto al carattere ideologico e totale del conflitto.
Nel conflitto le alleanze acquistarono un carattere di scelta politica, civile,
etica; inoltre, non solo si estese ai 5 continenti ma penetrò profondamente
nella popolazione civile, coinvolgendola sia attraverso le deportazioni, i
bombardamenti delle città, gli stermini, sia attraverso le formazioni
combattenti volontarie civili.
Sul terreno strettamente militare, i
protagonisti furono il carro armato,
che liquidò la guerra di trincea e restituì il primato all’attacco, e l’aereo
da bombardamento, il cui uso estensivo fu funzionale tanto alla distruzione di
obiettivi militari quanto alla demoralizzazione delle popolazioni e allo
scompaginamento della vita civile; suo estremo sviluppo si ebbe con l’impiego
dei missili (V1 e V2 tedesche nella battaglia d’Inghilterra) e, tanto più, con
l’uso dell’arma nucleare (conseguita attraverso un’affannosa competizione
scientifica tra Statunitensi e Tedeschi) che pose fine al conflitto aprendo
l’era atomica. Innumerevoli furono gli sviluppi dell’industria bellica e
applicata; in tutti i paesi belligeranti lo sforzo produttivo fu strenuo e risultò
vincitrice la coalizione più forte sul piano economico.
La guerra lampo nazista e gli insuccessi italiani (1939-1941)
Il patto di non aggressione
tedesco-sovietico (patto Ribbentropp-Molotov), siglato il 23-24 agosto 1939, in
vista dell’attacco alla Polonia, costituì l’antecedente immediato dell’attacco
tedesco alla Polonia e quindi della nuova guerra mondiale. Il 1° settembre 1939
la Polonia fu invasa; il 3 Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra al Reich
senza però assumere alcuna iniziativa militare. L’Italia fin dal 1° settembre
aveva invece dichiarato la ‘non belligeranza’, l’astensione dal conflitto era
imposta tanto dall’impreparazione militare e morale del paese, quanto
dall’ostilità della corona e di gran parte delle stesse sfere dirigenti
fasciste.
Grazie
alla strategia della “guerra lampo”, la Polonia fu rapidamente sconfìtta e
occupata. Tra aprile e giugno del 1940 la Germania invase poi la Danimarca, la
Norvegia e la Francia
che, arresasi con l’armistizio di Compiègne (22 giugno 1940), fu
divisa tra una zona di occupazione al Nord e il regime collaborazionista di Vichy al Sud. Nell’estate Hitler tentò
l’invasione della Gran Bretagna, ma qui l’offensiva aerea tedesca
fu efficacemente contrastata.
Dopo l’iniziale posizione
di non belligeranza, i rapidi successi nazisti indussero Mussolini ad
annunciare l’entrata
in guerra dell’Italia a fianco della Germania, il 10 giugno 1940.
Nei mesi successivi
il regime fascista condusse quella che doveva essere la sua “guerra
parallela” contro i britannici in Africa e in Grecia, andando
incontro tuttavia a una serie di insuccessi che richiesero l’intervento delle
truppe tedesche.
L’operazione Barbarossa
Nei
piani nazisti, la guerra avrebbe dovuto consentire l’instaurazione di un “nuovo
ordine europeo”, incentrato sul dominio
del Terzo Reich e
su una gerarchia
razziale tra i popoli. Per porre in atto tale progetto, nel
giugno 1941 Hitler
attaccò l’Unione Sovietica (operazione Barbarossa). Nei primi
mesi di guerra l’avanzata tedesca sembrava irresistibile, ma alla fine
dell’autunno fu arrestata dalla tenace resistenza dei sovietici nella battaglia di Mosca. Tra novembre e dicembre, in mezzo alle intemperie invernali i russi
respinsero i tedeschi a oltre 100 km dalla capitale e liberarono molte
importanti città attorno a Mosca.
La
Shoah
Intanto la politica
antisemita nazista si stava avviando verso la “soluzione
finale”. Nei territori occupati dai tedeschi gli ebrei furono
prima rinchiusi nei ghetti,
poi sottoposti a fucilazioni di massa nel
corso dell’avanzata verso est e infine eliminati attraverso i campi
di sterminio.
Il
20 gennaio 1942 avvenne la conferenza di Wannsee, una riunione in cui alti ufficiali e burocrati nazionalsocialisti, in cui si
stabilì
l'attuazione della cosiddetta “soluzione finale della questione ebraica”, vale
a dire un vero e proprio genocidio degli ebrei europei. Nella Polonia occupata furono
allestiti dei campi di sterminio. I prigionieri venivano uccisi sia attraverso
spaventosi lavori forzati, sia attraverso le camere a gas. Secondo la maggior
parte degli storici, gli ebrei massacrati furono tra i 5 e i 6 milioni.
L’attacco
giapponese a Pearl Harbor
Nel dicembre del 1941 il
conflitto assunse una dimensione globale con l’intervento
in guerra degli
Stati Uniti provocato
dall’aggressiva politica del Giappone che, nell’ambito
di un piano espansionistico in Asia orientale, attaccò la flotta statunitense
di stanza a Pearl Harbor, nelle
isole Hawaii.
La
svolta nel conflitto (1942-1943)
Tra il 1942 e il 1943
l’andamento della guerra subì una svolta, con le prime sconfitte delle forze
dell’Asse. Nella quarta
e ultima offensiva dell’Asse (27 maggio-30 giugno 1942), occupata Tobruk in Libia (21 giugno), gli Inglesi furono
inseguiti fino all’istmo di el Alamèin, dove il 30 le forze italo-tedesche si fermarono.
Il nuovo comandante inglese, B. L.
Montgomery, sferrò la terza offensiva britannica, travolgendo il 3 novembre
1942 le armate italo-tedesche. L’Asse perdette l’iniziativa delle operazioni;
gli Alleati l’8 novembre sbarcarono in Algeria e in Marocco, portandosi nel
febbraio 1943 ai margini della Tunisia. Tra il 17 aprile e il 13 maggio gli
Angloamericani sferrarono l’offensiva finale, che eliminò le forze dell’Asse in
Africa.
Intanto in Russia l’alto comando
tedesco prese la decisione di sottrarre all’armata corazzata diretta verso
Stalingrado un buon terzo degli effettivi per lanciarlo alla conquista del
petrolio del Caucaso. Così l'esercito tedesco (Wehrmacht) si trovò a perseguire
simultaneamente due obiettivi separati l’uno dall’altro da distanze enormi in
cui la mancanza di vie di comunicazione rendeva impossibili gli scambi degli
uomini e dei mezzi. L’attacco sovietico lanciato il 19 novembre, aveva
imprigionato la VI armata tedesca nel settore di Stalingrado, tra il Don e il
Volga. Questa lunga e gigantesca battaglia, definita da alcuni storici come
"la più importante di tutta la Seconda guerra mondiale", segnò l'inizio
della sconfitta politico-militare della Germania e dei suoi alleati e
satelliti, nonché l'inizio dell'avanzata sovietica verso ovest che sarebbe
terminata due anni dopo con la conquista della città di Berlino e il suicidio
di Hitler. L’esito
della battaglia di Stalingrado segnò
la fine dell’impulso offensivo tedesco e diede inizio alla guerra di
esaurimento, a tutto vantaggio della coalizione anglo-russo-statunitense.
Nel Pacifico,
intanto, gli Stati Uniti riuscivano a contenere l’aggressività
nipponica, a partire dai successi nelle battaglie delle isole
Midway (giugno 1942) e di Guadalcanal (agosto 1942), in seguito alle quali i giapponesi
dovettero abbandonare i loro progetti di invasione dell’Australia.
Le
resistenze nell’Europa occupata
Nei paesi occupati dai
nazifascisti sorsero movimenti popolari di Resistenza, che
contribuirono alla lotta di liberazione con attività di spionaggio, sabotaggio
o vera e propria guerriglia.
Particolarmente efficaci dal punto di vista militare furono le
azioni dei partigiani sovietici e iugoslavi; questi ultimi, che sotto la guida
di Tito
giunsero a liberare autonomamente il paese dai tedeschi, si
macchiarono però anche di atti criminali nei confronti della popolazione
italiana dell’Istria e della Venezia Giulia.
L’Italia
dalla caduta del fascismo alla “guerra civile” (1943-1944)
Alla conferenza
alleata di Casablanca (14-24 gennaio 1943) fu decisa l’apertura del secondo fronte e vi prevalse la tesi dello
sbarco in Sicilia e
dell’invasione dell’Italia. Lo sbarco degli
anglo-americani in Sicilia (10 luglio 1943) segnò il crollo
del regime fascista. Il 25 luglio Mussolini fu messo in minoranza dal Gran
consiglio del fascismo, arrestato e sostituito dal generale Badoglio, che l’8
settembre annunciò l’armistizio con gli Alleati (firmato il 3
settembre a Cassibile in Sicilia).
Il re e il governo si trasferirono nel Sud del paese, mentre i tedeschi occupavano
le regioni settentrionali e centrali. Liberato dai nazisti, Mussolini fu posto
a capo di un nuovo governo fascista repubblicano, la Repubblica sociale
italiana (RSI). Nell’Italia occupata ebbe
inizio la Resistenza, condotta da un movimento
partigiano connotato da diversi orientamenti politici e guidata da un Comitato di liberazione
nazionale (CLN) composto da rappresentanti dei
ricostituiti partiti antifascisti. Ritiratisi a nord di Napoli, insorta il 27 settembre, mentre forze
statunitensi sbarcavano ad Anzio (22 gennaio 1944), i Tedeschi opposero una tenace resistenza
sulla linea Gustav, che venne infine spezzata con un attacco a Cassino
(11-19 maggio 1944); seguì
l’avanzata alleata verso Roma, liberata il 4 giugno.
La
vittoria alleata (1944-1945)
Nel novembre 1943, nella conferenza di Teheran, Roosevelt,
Churchill e Stalin decisero di aprire un nuovo fronte in Francia; il 6 giugno
1944 avvenne dunque lo sbarco
degli Alleati in Normandia, nel nord della Francia, da
cui prese le mosse l’attacco alla Germania, che tra la fine del 1944 e l’aprile
del 1945 venne invasa da ovest dagli anglo-americani e da est dai sovietici.
In Italia le forze tedesche, abbandonata l’Italia centrale,
si attestarono sulla linea Gotica lungo l’Appennino tosco-emiliano che crollò
dopo una nuova offensiva alleata tra il 9 e il 24 aprile. Il
25 aprile 1945, in
Italia il CLN
lanciò l’ordine dell’insurrezione generale: era la Liberazione. Tre
giorni dopo Mussolini
fu giustiziato dai partigiani, mentre il 30 aprile Hitler si suicidò a
Berlino. Con la resa
incondizionata della Germania, il 7 maggio 1945, aveva
termine la guerra in Europa. Sul fronte del Pacifico, dove i giapponesi
resistevano strenuamente, il governo statunitense prese la decisione di
lanciare due bombe
atomiche sulle città di Hiroshima e Nagasaki (6-9
agosto 1945). Ne seguì la capitolazione del Giappone, e con essa la fine della
Seconda guerra mondiale
I trattati di pace
I problemi della pace erano stati affrontati da USA, URSS e
Gran Bretagna già nel corso del conflitto nelle conferenze di Teheran (28 novembre-1° dicembre 1943) e Jalta (4-12 febbraio 1945) con la comune
enunciazione di principi ideali e politici e per la definizione, precisata a
Jalta, delle rispettive sfere d’influenza nel mondo. Nella conferenza di San Francisco (25 aprile-15 giugno 1945) furono
stabiliti gli statuti della futura organizzazione societaria internazionale, le
Nazioni Unite. I ministri degli esteri
di URSS, USA, Gran Bretagna e Francia elaborarono i trattati di pace
nell’aprile-luglio 1946.
A Parigi furono sottoscritti (10 febbraio 1947) quelli
riguardanti la Finlandia, la Romania, la Bulgaria, l’Italia e l’Ungheria. I
trattati imponevano sanzioni economiche (riparazioni) e giuridiche (punizioni
dei criminali di guerra; impegno di istituire le libertà democratiche), misure
di disarmo, e vaste diminuzioni di territorio metropolitano e coloniale. I
contrasti politici delineatisi nel dopoguerra fra gli Alleati impedirono la
definizione del trattato di pace con la Germania.
A quello col Giappone, sottoscritto il 7 settembre 1951 a
San Francisco da 48 Stati membri delle Nazioni Unite, non aderì l’URSS, che nel
1956 concluse col Giappone un trattato bilaterale.
Il trattato di pace con l’Austria fu concluso a Vienna il 15
maggio 1955.
La pratica dell’annientamento del nemico appare centrale nel
complesso del conflitto. Il regime nazionalsocialista tedesco l’applicò
innanzitutto all’interno ancora in periodo di pace, avviando il pianificato
sterminio delle minoranze razziali e politiche. Non meno cruenta fu la risposta
alleata (per es., con il bombardamento di Dresda
e quelli di Hiroshima e Nagasaki), anche se priva delle motivazioni ideologiche
che caratterizzavano l’aggressività dei primi. Alla fine del conflitto furono
calcolati oltre 50 milioni di morti
(30 nella sola Europa), oltre 2/3 dei quali civili.
Le conseguenze politiche della Seconda guerra mondiale si
inseriscono in questo quadro. Gli Stati Uniti d’America erano usciti
definitivamente dal tradizionale isolazionismo, sopportando una parte
sostanziosa dello sforzo bellico, e avevano contribuito in modo decisivo alla
vittoria alleata, assicurandosi per l’avvenire un ruolo preminente nella
politica mondiale. Per altri versi, l’URSS emerse dal conflitto stremata ma con
enorme prestigio per aver bloccato in direzione orientale l’espansione tedesca.
In una situazione in cui anche le altre potenze vincitrici erano afflitte da
giganteschi problemi di ricostruzione, fu attorno ai due grandi Stati che si
riorganizzò la vita politica mondiale (sul terreno internazionale, nel 1945
nasceva l’Organizzazione delle Nazioni Unite, che assegnava un ruolo
preponderante a 5 potenze vincitrici: USA, URSS, Cina, Gran Bretagna, Francia).
Nel contempo, l’alleanza del periodo bellico si trasformò rapidamente in
rivalità portando a una divisione dell’Europa e del mondo in sfere d’influenza;
questo nuovo equilibrio bipolare (costituitosi negli anni 1945-49) avrebbe
contraddistinto la politica mondiale fino alla disgregazione del blocco sovietico
(1989). In questo senso, la riunificazione tedesca (1990) ha costituito di
fatto la soluzione della principale delle pendenze politico-territoriali
rimaste aperte dopo il conflitto.
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